martedì 30 dicembre 2014

Traveldreams 2015: sogno e son desta...

Il 2014 è stato un anno difficile per diversi motivi e anche se la voglia di viaggiare non è mai passata, per me è stato benefico restare. Una volta partivo per scappare da una città che sentivo troppo stretta, dalla noia quotidiana, ma con i miei 30 anni suonati (sì, ne vado orgogliosa), parto per arricchire il mio "tutti i giorni".

La settimana di lavoro diventa più bella se ripensi alle verdi colline che hai avuto la possibilità di vedere al tramonto nel fine settimana. La fila in banca ti sembra meno pesante se ricordi i ritmi di vita che scandivano il tempo in montagna.

Ecco, questo è il modo in cui voglio viaggiare quest'anno. Voglio portarmi addosso quei posti che visiterò. Nei primi del Novecento si sarebbe detto che vorrei migliorare la mia Weltanschauung, ma nel 2015 il discorso diventa più complesso.

E ora passiamo al sodo: quali mete sogno? Beh, in Italia, mi sono rimaste indietro alcuni obiettivi del 2014, come Pienza e i Giardini di Castel Trauttmansdorff, ma ci aggiungo anche il borgo di artisti laziale di Calcata e la Festa della Lavanda a Venzone. I posti più nascosti con tesori inaspettati sono sempre i miei preferiti: parlare con la gente del posto, camminare su viuzze deserte...

Volo basso, perchè quest'anno strizzo l'occhio soprattutto all'Europa e alle mie amate capitali. Comincerò subito sfruttando un regalo inaspettato e chissà di non poter continuare a visitare quelle città così diverse, ma appartenenti alla stessa comunità. Vorrei mettermi alla prova con il mio tedesco, tornare in Spagna a bere vino rosé e camminare con lo zaino sulle spalle.

Di sicuro, vorrei coccolarmi con un viaggio tutto mio, vorrei partire da sola, vedere quello che mi va senza scendere a compromessi, mangiare quando voglio e sorridere a un cielo che non conosco.

Ma provate a chiedermi di partire con voi e vedrete che non rimarrete delusi! ;)

E poi...chissà...esiste tutto un mondo per viaggiare!

domenica 30 novembre 2014

NudeCrud, la piadina del Borgo di Rimini

NudeCrud è la piadineria del Borgo San Giuliano a Rimini. Appena oltrepassato il Ponte di Tiberio, infatti, troverete questo grazioso localino, aperto dall'orario dall'orario delle colazioni fino a tarda serata.

La formula è semplice: piadine e piatti semplici della tradizione romagnola, tutti con prodotti a chilometro zero, o come dicono loro, a chilometro vero. Ed è così che si possono degustare eccellenze locali, come il prosciutto di Carpegna o lo squacquerone di San Patrignano.

Io ho scelto il Pidburger: un hamburger fatto con la pida (come si dice in romagnolo). Carne chianina, guanciale di mora romagnola e crema di squacquerone con un bel Chinotto. Il piatto era abbondante e gli ingredienti davvero gustosi, ma la piada era un po'secca per i miei gusti.

Essendo una bella giornata, ho mangiato nei tavolinetti fuori dal locali e non ho visto gli interni, ma niente sembrava lasciato al caso: arredi semplici ma colorati e alla moda. Per ogni sedia, una copertina di pile da mettere sulle ginocchia nelle serate invernali.

Il locale infatti è giusto anche per aperitivi e spuntini notturni, rimanendo aperto fino all'una di notte. Prezzi nella media. Un buon posto per un pranzo veloce se state visitando il bel borgo dipinto di Rimini.

venerdì 28 novembre 2014

Asiago e la Grande Guerra

Quest'anno si celebra il centenario della Prima Guerra Mondiale, un "conflitto moderno", come viene definito nei libri di scuola, al quale l'Italia partecipò dal 1915 e, diciamocelo, non fece proprio una bella figura di coerenza diplomatica.

E'stata una guerra di trincea e vi avevo già raccontato della mia passeggiata tra le linee di battaglia del Monte Grappa e delle suggestioni che evocavano. Quest'anno sono capitata davvero per caso ad Asiago, in provincia di Vicenza.

Ancora per caso mi sono girata verso il Sacrario Militare e ho visto che vi si stava svolgendo una cerimonia ufficiale. Ancora per caso ho ascoltato le parole di un soldato che ha combattuto in quelle terre, ma...andiamo con ordine.

Asiago è la capitale dell'altopiano dei Sette Comuni, dal quale prende il nome la battaglia del 1916, degli Altipiani appunto, che portò alla distruzione completa della città e a una perdita inimmaginabile di uomini sia sul fronte italiano, sia su quello austroungarico.

Strafexpedition, la chiamavano i tedeschi. Spedizione punitiva contro gli italiani, entrati in guerra contro i suoi alleati di sempre. Ancora oggi è possibile rendersi conto delle condizioni di (non) vita di questi giovani, a volte giovanissimi, soldati, visitando i luoghi delle battaglie.

Gli itinerari della Grande Guerra nella zona sono diversi e sono visitabili diversi cimiteri, sacrari e forti. A me era venuta voglia di fare una passeggiata sull'inespugnabile Monte Ortigara, ma la giornata di pioggia e il poco tempo a disposizione non lo ha permesso.

Ci siamo invece soffermati sul Sacrario Militare, che troneggia sulla cittadina e sembra vegliare su di lei. Come quello del Monte Grappa, ha un'architettura tipicamente fascista e gli anni di costruzione sono stati di fatti gli anni Trenta. E'anche una tappa del Sentiero della Pace, che collega lo Stelvio alla Marmolada.

Al di là della lunga lista di nomi e di "milite ignoto", le due salette museali riescono a ricostruire un quadro storico più completo sul periodo storico. Questa volta abbiamo avuto la fortuna che ci fosse una visita guidata, in occasione di questa cerimonia che ha previsto una messa all'interno del sito e una parata ufficiale.

Ci siamo messi ad ascoltare la guida, dopo aver osservato qualche lascito di ex militari e fotografie d'epoca: telefoni da campo e macchine fotografiche si alternavano a elmetti malmessi e a armi nelle semplici teche.

La guida, scusandosi per il poco tempo a disposizione (il Sacrario ha orari di apertura abbastanza rigidi), ha voluto far leggere a uno dei presenti una lettera, scritta da un soldato, che il giorno dopo sarebbe sceso in trincea. I poveri fogli sono stati rinvenuti molti anni dopo e il nome del ragazzo è tra quelli dei dispersi della Grande Guerra.

La ragazza ci ha tenuto a sottolineare quanto fosse prezioso un contributo del genere: oltre all'impossibilità oggettiva di reperire carta e penna, la maggior parte dei militari di allora non sapeva né scrivere né leggere.

Inutile dire che la commozione era palpabile quando le semplice parole scritte da un giovane ai genitori sono risuonate nell'aria. Cosa diceva? Quello di cui si parlerebbe tutti, sapendo di rischiare la propria vita il giorno dopo. Si scrive di amore, si scrive con un coraggio che forse non abbiamo ma vogliamo trasmettere ai nostri cari, si scrive di quello che si vorrebbe che la famiglia facesse in futuro.

Una sorta di testamento, in cui lasciava i suoi pochi averi ai fratellini, che aveva il rimpianto di non conoscere bene, partito troppo presto per questa Grande Guerra, che era orgoglioso di combattere. La Patria è una parola vuota però di fronte alla Vita.

Siamo usciti dal Sacrario riflettendoci.


Foto di F. Bartolini

mercoledì 26 novembre 2014

Il presepe animato nelle grotte di Santarcangelo

L'8 dicembre verrà inaugurato a Santarcangelo di Romagna l'annuale presepe animato allestito nelle grotte tufacee della città, dalle origini misteriose. Si pensa infatti che fossero state scavate nel Monte Giove per la celebrazione di riti pagani, ma non si è certi di questa ipotesi.


Vero è che sono stati molto utili durante l'ultima Guerra Mondiale e che oggi conservano un fascino particolare. Si organizzano tour appositi per visitarle e quindi quella dei presepi è un'occasione anche per visitare questi antri così suggestivi.

Lo scorso anno, i presepi allestiti dall'artista Davide Santandrea erano due: uno nelle grotte pubbliche e l'altro in quelle private della famiglia Teodorani. Io ho visitato solo il primo e una volta oltrepassata la pesante tenda rossa, ho subito capito cosa mi avrebbe rapito.

Lungo i 200 metri di cunicoli, sono state allestite diverse nicchie con scene di vita quotidiana e vedere le statuette animate impegnate in lavori comuni è divertente per i bambini. Gli adulti si godranno invece la bella ambientazione: ecco cosa mi ha rapito.

I cunicoli stretti e tortuosi, la penombra, il freddo rigido mi ha fatto apprezzare l'atmosfera di pace di questi posti tanto oscuri, che svelano l'anima della cittadina romagnola.

Di solito sono visitabili fino ai primi giorni di febbraio e il biglietto intero di ingresso costa 3€. Il giorno in cui le ho visitate, ho avuto la sfortuna di beccarci una gita organizzata: non vi dico gli urli e gli strilli che coprivano le musiche di Natale! Beh, se avvistate un ombrellino alzate, fate una passeggiata per Santarcangelo e tornate alle grotte in un secondo momento.

venerdì 21 novembre 2014

I Giardini di Natale ad Asiago

Anche Asiago, la bella cittadina in provincia di Vicenza, regina dell'omonimo altopiano, ha il suo mercatino di Natale, proprio nel giardinetto della centralissima Piazza Carli. La posizione è ottima, perchè dà modo di visitare anche il vicinissimo Duomo di San Matteo e di fotografare il Municipio, che si trova proprio di fronte all'altro edificio.

L'atmosfera è quella mitteleuropea delle città austriache e basterà guardarvi intorno: cupole a cipolla, palazzi colorati, tetti a punta e viali ordinati. Proprio dal corso principale, pieno di negozietti che vendono la tipica Torta Ortigara, si accede ai Giardini di Natale, che già dall'8 di novembre rimangono aperti nei giorni festivi, tutto il giorno, con una pausa pranzo, dalle 12.30 alle 15.

Foto di F. Bartolini
Da dicembre fino al 6 gennaio invece l'apertura sarà continuata dalle 10.30 alle 19 e dal 20 dicembre si svolgerà in tutti i giorni della settimana. Vi anticipo che i banchetti, anzi le casette di legno, disposte attorno alla fontana del fauno che cavalca un capriolo, non sono tantissime, ma le merci esposte sono tutte di ottima qualità. Una curiosità: l'insolita statua celebra il magico protettore di campi e greggi.

Io ho fatto spesa di formaggi di malga e del famosissimo Asiago, spendendo una cifra più che onesta da una venditrice del posto, ma anche i carillon in legno che rappresentavano diverse città italiane e i cosmetici di lavanda artigianali sarebbero stati dei perfetti regali di Natale.


Troverete poi ricami pregiati, oggetti di arredamento in legno e in vetro e ovviamente, addobbi natalizi di ogni tipo. Palline, presepi, ghirlande e un Babbo Natale ad altezza (quasi) naturale: troverete di sicuro quello che fa per voi. Il gusto è quello di montagna e sembra di essere già in Alto Adige, (ed in effetti non manca la Tirol Haus, che vende articoli dal sapore altoatesino) ma l'occhio è rivolto sempre alla tradizione locale.

Panifici e bar di Asiago si occupano della ristorazione con i classici gulasch e vin brulè, mentre le altre casette sono occupate da artigiani del posto: dalle pantofole in lana cotta ai prodotti artistici in feltro. Di sicuro in ogni esposizione, ci sarà qualcosa che colpirà la vostra attenzione ed è il pregio più grosso di questi mercatini.

Se fate un giro in Trentino, vedrete che molto spesso le merci esposte si equivalgono, mentre ad Asiago si mantiene una tipicità locale, completata dai negozietti di artigianato in legno del centro storico: vi sfido a non rimanere incantati ad ogni vetrina.

giovedì 20 novembre 2014

La Bocchetta, soggiorno d'amore in Veneto

La Bocchetta si trova a Conco, lungo la stradina tortuosa che da Bassano del Grappa arriva ad Asiago e la sua costruzione da castello delle fiabe appare all'improvviso dopo aver superato casette ordinate e boschi. L'edificio è enorme, rosa ed assomiglia davvero a un maniero Disney, però in stile altoatesino.

Me lo aveva consigliato un'amica ed io che sono un po'refrattaria al romanticismo, temevo una crisi iperglicemica in quel tripudio di cuori e cervi in amore, ma invece mi sono divertita un sacco e vi spiegherò perchè.

Innanzitutto alla Bocchetta non si dorme e basta, è anche ristorante e centro benessere. Nei dintorni si possono anche fare belle passeggiate nel giardino pieno di cuori fatti con i sassi e nei boschi vicini, ma la pioggia non ce lo ha permesso. Non è lontano dai complessi sciistici e dispone di una palestrina, Ha poi anche un negozietto di souvenir, lo Chalet dei Doni, nel quale ho comprato una tovaglietta da colazione con cervi e cuori: ormai ero contagiata!

Avevo prenotato il Pacchetto Giornata d'Amore, che prevedeva il pernottamento in suite, prima colazione a buffet, cena con prodotti tipici alla carta e accesso al centro benessere, oltre ad un idromassaggio e a una sauna con uso esclusivo. I prezzi delle diverse offerte non sono per niente elevati. Visto che era un regalo, la direzione mi ha inviato per e-mail un voucher molto carino, intestato al mio fortunato fidanzato.

La nostra suite, Rododendro, era un mini appartamentino, in stile montano, su due piani con balcone. Gli arredi non sono ovviamente moderni, ma l'ambiente era davvero confortevole e per soggiorni lunghi, avremmo potuto anche approfittare della cucinetta a disposizione e della tavola con panca. Sul cuscino, abbiamo anche trovato un cioccolatino di benvenuto.

Il centro benessere Sophie è in realtà piccolo, ma con la possibilità di prenotare i pacchetti e i diversi servizi ad orari diversi, ci si passano delle ore di vero relax. La piscina con vista bosco e decorata con affreschi di paesaggi, colonne in stile classico e una fontana con putti è grande ed è circondata da lettini molto comodi, sui quali ci si può sedere a leggere una delle riviste a disposizione o a mangiare un po'di frutta, presa dal buffet riservato agli ospiti.

Non mi era mai capitato di usufruire di servizi in privato e devo ammettere che fare sauna e idromassaggio a due è stato davvero intimo e, sì, lo devo dire, romantico. Una volta usciti dalla sauna, ci potevamo rilassare su lettini massaggianti e l'atmosfera nell'idromassaggio era da film: luci soffuse, petali di rosa e sali da bagno profumati.

I servizi offerti però sono tantissimi: da quelli di un tradizionale centro estetico, come manicure e lampade, ai massaggi professionali. Nella bella stagione, si può anche usufruire di una zona solarium. 

Passiamo alla cucina, che per me è stato il punto forte del soggiorno: tutto era davvero buonissimo e servito con cura! La scelta era tanta, da piatti semplici a più elaborati, con prodotti del posto, come formaggio Asiago, funghi di bosco e selvaggina. I dolci però sono da provare, sia per la loro bontà sia per il loro "allestimento": lo strudel è arrivato su uno specchio, sul quale oltre alla fetta di dolce erano sistemati anche un barattolino con il gelato al timo, un ricciolo di panna e...dovete ordinarli!

L'ambiente del ristorante è sempre moolto romantico, con quadri con figure di donne alle pareti, portatovaglioli con perline, bambole di porcellana e su ogni tavolo, una fiaba sull'Amore. Anche la colazione è davvero degna di nota e la varietà è molto ampia: da uova strapazzate con bacon a torte di mele. La mia zona preferita però è stata quella con formaggi e marmellate del posto.

Mi dimenticavo la cosa più importante: alla Bocchetta non c'è copertura di rete mobile. Già sul sito, lo staff avverte di questo inconveniente che è diventato, a mio avviso, il loro punto di forza. Si legge anche una volta arrivati in un cartello, posto vicino alla reception: si consiglia invece di stare sempre al telefono, di parlare, leggere un libro o semplicemente rilassarsi.

Così ho fatto: il mio onnipresente smartphone è rimasto in camera, spento e qui vi spiego anche perchè ho fatto poche (e brutte) foto. Anche se solo per un week end è stata una bella liberazione forzata, senza la quale non ci avrei mai rinunciato: niente notifiche, niente connessione continua, niente di ingombrante in tasca. 

A un certo punto, stesa sul lettino, mentre sfogliavo un vecchio Vanity Fair, ho alzato gli occhi all'orologio e mi sono chiesta come avesse fatto il tempo a passare così velocemente. Forse avevo proprio bisogno di un po' di "niente" per riempirlo. 

mercoledì 19 novembre 2014

Alla scoperta della grappa in Veneto

Che in Veneto si beva bene lo sanno tutti. Che si produca una buona grappa idem. Che il fulcro sia Bassano del Grappa anche. Allora: cosa voglio raccontarvi di nuovo in questo post?

Innanzitutto, vorrei parlarvi delle distillerie principali che ho visitato, e poi di tutte quelle storie che ho scoperto attorno al distillato, storie di famiglia, di magia e di Italia.


I due nomi per eccellenza sono Nardini e Poli: tutti e due nella zona di Bassano, più antico il primo, più innovatore il secondo. Nella zona del Ponte vecchio, troverete il negozio Nardini Basso e il Museo della Grappa Poli, che ha anche una sede a Schiavon.

Di Nardini Basso avevo già parlato nel post su Bassano, perchè è una vera istituzione: la più antica distilleria italiana. Lo trovate pieno ad ogni ora della giornata: potete ordinare un bicchierino o acquistare bottiglie. Il locale è storico ed è un piacere sedersi ai tavoloni, ma potete sorseggiare il vostro drink anche sul Ponte degli Alpini.

A parte la grappa, sono da provare il Mezzo e mezzo e la Tagliatella, due aperitivi curiosi: il primo è a base di rabarbaro, mentre il secondo nasce da una mistura di scarti di cui si accontentava i distributori di acquavite. Adesso sono due liquori di tutto rispetto.

Poli invece ha allestito dei veri e propri musei della grappa e se avete tempo vi consiglio di visitare quello di Schiavon, a pochi chilometri dal centro di Bassano, proprio vicino alla fabbrica vera e propria, più tranquillo e più grande. Sono entrambe arredati con gusto, con i grandi tubi di rame a vista e le lampade con il loro stemma, una sorta di gnometto con un catino di vinaccia caricato sulla spalla.

Il Museo è a ingresso libero e racconta le origini della produzione di acquavite, la diversità degli alambicchi utilizzati e la storia della famiglia Poli. E'stato interessante scoprire che la distillazione ha origini alchemiche: separa ciò che è buono da ciò che non lo è.

Quindi la grappa è nata in modo quasi magico, grazie alle sperimentazioni: si distillava qualsiasi cosa. I primi alambicchi infatti avevano forme di animali o dell'uomo, poichè si pensava che l'essere vivente prestasse le sue proprietà al macchinario.

Credenze e realtà si fondono ancora di più quando con l'epidemia della peste, si decide che la grappa potrebbe essere una buona medicina: dava sollievo ai dolori e così la produzione aumenta esponenzialmente. 

"Vendi caro ma pesa giusto" era il motto di Giovanni Poli, uno dei primi produttori della famiglia, che ancora oggi è alla gestione dell'azienda. Oltre all'esposizione delle bottiglie storiche Poli, sono impressionanti le ultime sale con teche piene di grappa di ogni tipo: bottiglie decorate con vimini, etichette scritte a mano e decorate da artisti, vetri soffiati di ogni colore.

Si termina la visita nello shop, dove si possono fare delle degustazioni...anche olfattive: premete un pulsante e un effluvio di grappa aromatizzata invaderà le vostre narici. Inutile dire che mi sono divertita come una bambina.

Ecco, magari, sapevate già tutto, ma questo giro alla scoperta della grappa, mi ha reso il distillato tutto italiano ancor più simpatico perchè fa parte della nostra storia.

lunedì 17 novembre 2014

Incontri di viaggio in treno

Quando si va in viaggio, si è più favorevoli alla conoscenza, alla chiacchiera con il passeggero vicino, alle nuove conoscenze. Questo succede di più se si viaggia da soli oppure se il fine ultimo del nostro viaggio è proprio incontrare qualcuno ;)

Il posto dove riesco meglio a socializzare è il treno. Nonostante mi accomodi stretta stretta nel mio seggiolino, con l'immancabile libro in mano, sono un asso nell'attaccare conversazioni che mi permettano di passare in serenità il viaggio. Di solito, riesco anche a finire il libro, nelle tratte più lunghe.

Insomma, Trenitalia ci dà tutti gli agganci possibili per intavolare conversazioni: ritardi eccessivi, odori inconsueti, annunci di allarme bomba, stipamenti di carne tra gli scompartimenti in maniera caotica. La mia natura di sindacalista mancata ci va a nozze.

Eppure questo fine settimana è stato l'autobus il luogo dell'incontro. Il primo in realtà con uno degli autisti più cafoni con cui abbia mai avuto a che fare, di quelli che parlano in dialetto per non farsi capire dai turisti e non sorridono nemmeno se fossero colpiti da paresi.

I brutti incontri mi hanno fanno innervosire lì per lì, ma poi tendo a dimenticarli. Infondo anche noi potremmo essere dei compagni di viaggio molesti per il nostro vicino di viaggio, senza saperlo.

Il secondo invece è stato con una vicina di posto, che mi ha fatto anche riconsiderare con pietà il povero turista. Infatti, quando si chiacchiera in viaggio, si parla della vita, della nostra vita, del motivo che ci ha spinto a fare quello spostamento.

Ed ecco che la signora, che sarebbe potuta essere mia madre, mi ha snocciolato una lezione di filosofia con linguaggio garbato e forbito: mi ha raccontato del suo punto di vista rispetto alle sfortune del viaggio (che poi sono le sfortune della vita).

Dopo aver subito un furto e un incidente nei giorni passati, mi spiegava con calma come lei pensasse che mantenere un atteggiamento razionale era la risposta a tutto. "A cosa serve impanicarsi? Mi hanno derubato, ma io la mattina mi sveglio e mi guardo allo specchio con serenità, consapevole di aver offerto una cena ad un poveraccio".

Sono quegli incontri che un po'dentro ti rimarranno. Come quella mattina in un regionale diretto a Bologna, mi misi a parlare dell'esistenza di Dio e della Comunità Europea con un dottore senegalese, che nel nostro paese non lavorava. Come quella domenica pomeriggio, in cui condivisi i miei obiettivi e i miei sogni con una studentessa marchigiana diretta a Milano. Come quella volta in cui passai un pomeriggio a fare la sardina tra due sedili con una cameriera veronese che mi fece ridere per tutto il tragitto e mi salutò con due baci sulla guancia.

Per una volta...grazie Trenitalia!

giovedì 13 novembre 2014

Marostica, la città degli scacchi: consigli pratici

Marostica è una cittadina in provincia di Vicenza, a pochi chilometri da Bassano del Grappa. La periferia piena di fabbriche, il centro storico protetto da mura: ecco come si presenta al primo impatto. Non ci vuole molto tempo per visitarla, ma una sosta ne vale davvero la pena e vi racconto perchè mi è piaciuta tanto.

Innanzitutto, è famosa per essere la "città degli scacchi", per la tradizionale partita con pedine viventi in costumi storici, che si celebra ogni 2 anni, a settembre, nella piazza principale dal 1923. Si pensa che lo spettacolo abbia origine da un'usanza rinascimentale, ma non ci sono testimonianze storiche che lo provino.

Fatto sta che osservando le fotografie, mi è venuta proprio voglia di assistere a quest'evento che sembra essere molto suggestivo e Marostica in autunno è proprio bella, come lo è la Piazza degli Scacchi, con la sua scacchiera gigantesca. 

Purtroppo le foto non rendono giustizia: la serata piovosissima non ha facilitato gli scatti, ma ci si rende conto della serenità del posto. Palazzi storici ed eleganti, portici illuminati e tranquillità,
nonostante bar e ristoranti fossero pienissimi.

Abbiamo infatti faticato a trovare posto nella tradizionale Osteria Madonnetta: conviene prenotare, perchè merita assolutamente. Per noi, ha interceduto il proprietario del bed and breakfast nel quale alloggiavamo e abbiamo trovato posto in primissima serata, sebbene il locale fosse al completo.

Il posto è storico, la trattoria ha aperto nel 1904 e i suoi 110 anni se li porta bene addosso: ogni angolino nasconde un tesoro del passato e se alzate la testa, ci sono pannelli fotografici, che immortalano le principali notizie italiane di questo secolo talmente pieno di eventi.

E'un locale che ancora oggi fa storia: al nostro arrivo, un gruppo di vecchietti col bicchiere in mano parlava del più e del meno fuori dalla porta principale, poi abbiamo condiviso il tavolo con delle simpatiche turiste americane. Insomma: tutti passano di qui. Si dice persino che fosse il posto preferito di Hemingway, nella zona come cronista di guerra.

Si mangia benissimo e per una patita dei formaggi come me è stato quasi un obbligo prendere l'Asiago: stagionatissimo di fianco alla soprassata del posto e fuso insieme al radicchio rosso trevigiano nell'ottimo timballo.


Baccalà alla vicentina e fegato alla veneziana hanno completato la nostra cena veneta, che si è conclusa con il Maccafame, chiamato anche Putana, un dolce povero tradizionale, che mi è piaciuto un sacco. Consiglio il vino sfuso, più economico e ugualmente buono, e non potete perdere il ciliegino, che in realtà ci ha offerto il simpatico gestore.

E'un liquore realizzato dall'Osteria con un altro prodotto tipico: la Ciliegia di Marostica igp, rossa e con una polpa molto soda. Non era stagione per assaggiarne il frutto, ma in maggio- giugno non mancano le sagre a tema.

Il proprietario del Bed and Breakfast Marostica, nel quale alloggiavamo, non si è risparmiato in consigli sulle cose da vedere in zona, su come arrivarci, su cosa mangiare e su cosa bere. La sua simpatia e disponibilità ci sono state davvero utili e hanno reso il nostro soggiorno di una notte davvero piacevole. Era anche toscano come me! :)

Il b&b si trova in una zona residenziale, ma vicina al centro storico. La villetta è stata da poco restaurata e arredata con stile: bellissimo il mappamondo antico che si trova di fianco alla sala colazioni. Tanto materiale informativo e colazioni personalizzate.

I nomi delle camere si rifanno alla partita di scacchi e su di ogni porta si trova la foto del personaggio a cui è associata. A noi era capitata la camera della Regina, nei toni del bianco e del nero, arredata in maniera minimale e funzionale, con foto d'epoca alle pareti. Un piccolo terrazzino si affacciava sul campo di fronte e sebbene fosse all'ultimo piano, il signor Alessandro mi ha portato la valigia in stanza: una gentilezza rara.


Il posto macchina è interno e si può usare anche una piccola palestrina. L'idea è anche quella di allestire una zona wellness con idromassaggio nel giardinetto e sauna: un motivo in più per ritornarci. Dimenticavo: fate attenzioni alle illuminazioni, davvero particolari!

Spesa nella media: 60€ a notte.

Sempre su consiglio di Alessandro, siamo andati a vedere il Castello Superiore, raggiungibile anche con una passeggiata di una ventina di minuti, ma vista la pioggia battente, abbiamo desistito. La particolarità è che la costruzione si collega al corrispondente della parte bassa, grazie a una cinta muraria che abbraccia la rocca e il centro a valle.

Risalendo con la macchina, si possono vedere le mura nascoste tra la boscaglia fino ad arrivare in cima al colle, dove oltre ad un ristorante e ai ruderi storici, non c'è nient'altro. Passeggiare sulle antiche mura è stato emozionante e lo sarebbe stato ancora di più se non ci fosse stata tutta quella nebbia, che nascondeva il panorama, ma rendeva tanto inglese l'atmosfera.

giovedì 6 novembre 2014

La casa di Freud a Vienna: perchè visitarla

Che crediate o no nella psicoanalisi, Sigmund Freud è uno dei padri dell'uomo moderno: è innegabile. A cavallo tra l'Ottocento e il Novecento, ha fatto parte della schiera di intellettuali e artisti che rese Vienna uno dei fulcri della civiltà contemporanea.

Le avanguardie e le nuove discipline mettevano in luce il dramma dell'esistenza umana, protesta verso sicurezze a cui non riusciva più ad appigliarsi nel mondo, che si stava preparando alle Grandi Guerre. E' stato proprio Freud, nella sua corrispondenza con Einstein, a prevedere un conflitto globale che avrebbe annientato la terra.

Ecco perchè, pur non abbracciando in toto le sue teorie, ho voluto rendere omaggio a questo grande personaggio, visitando la sua casa viennese, in Berggasse, aperta dalle 10 alle 18, tutti i giorni. Il biglietto intero costa 9€, con riduzioni per studenti e bambini e con circa un euro in più si può partecipare ad un tour guidato.

La prima cosa che mi è piaciuta è stata quella di avere modo di visitare un quartiere di Vienna, fuori dal centro (anche se io l'ho raggiunto a piedi, senza problemi) e poco turistico. A parte i tipici palazzi eleganti con cortili interni, si potevano vedere le vetrine di bistrot alla parigina, di negozietti etnici e di qualche libreria. Un posto tranquillo e residenziale, insomma.

Ed infatti in Berggasse, al civico 19, ci si accorge di essere arrivati al Museo, grazie all'insegna Freud, altrimenti sembrerebbe di entrare nell'ennesimo palazzetto signorile. Non aspettatevi una reggia: Freud è stato famoso all'epoca come oggi, ma non viveva nel lusso ed è stato costretto ad abbandonare l'abitazione- studio nel 1938, in seguito alle leggi naziste.

La stanza che mi ha colpito di più è stata la sala d'aspetto, ricca di statuette antiche, che lo psicoanalista collezionava. E'stata ricostruita grazie all'aiuto di Anna, la figlia minore, che ha contribuito anche all'allestimento dell'esposizione permanente, comprendente lettere, fotografie e libri appartenenti alla famiglia.

Oggi è sede anche di mostre permanenti, sia di arte contemporanea sia di tematiche riguardanti Freud stesso, ed il sito web del Museo è costantemente aggiornato al riguardo. Ma è l'atmosfera che vi si respira a renderlo interessante e forse questa "contaminazione" con altro disturba un po' dall'argomento per cui si va in pellegrinaggio alla famosa casa.

E'vedere Freud nelle foto come uomo e come padre, passeggiare tra gli scaffali della sua libreria, sostare nella stanza in cui lo aspettavano i suoi pazienti e collaboratori, ritornare indietro in quell'epoca così piena di vita, a rendere la casa così affascinante.

mercoledì 5 novembre 2014

Fenicotteri a Milano

In questa giornata grigia e piovosa, avevo bisogno di un po'di colore e mi è capitata sotto gli occhi questa foto scattata nella plumbea Milano, che però è piena di tinte: lo specchio d'acqua, il verde di un giardino, il rosa dei fenicotteri.

Eh sì, perchè a Milano non mancano neanche quelli. A due passi da Corso Venezia e dalla fermata Metro Palestro, potete trovarli in un giardino nascosto in via Cappuccini 9. E'incredibile la quiete che si respira in questa via, soprattutto se paragonata al poco distante Corso Buenos Aires, meta prediletta per i fashion addicted!

Il giardino è quello degli Invernizzi, quelli che producono mozzarelle, crescenze e il mitico formaggino Mio. I fenicotteri sono i loro "animali domestici", arrivati nel nostro paese dal Cile e dall'Africa, negli anni Ottanta, quando l'Italia aderì alla convenzione per la tutela degli animali domestici.

Da allora, hanno ricreato il loro habitat nella residenza privata degli Invernizzi, riproducendosi e vivendo in questa oasi di benessere placidi e beati. In effetti si tratta di un parco extralusso e datevi un'occhiata: tutti i palazzi e le case dei dintorni lo sono!

Anche i fenicotteri si sono abituati a viverci...quasi quasi potrei farlo anche io! ;)


Dimenticavo... non si può entrare nel giardino, ma fare i voyeur è legittimato: affacciatevi alle grate dei cancelli e osservate per un po' i fenicotteri che si aggirano per i prati, fanno il bagno e giocano tra loro. Vi sembrerà di essere in viaggio in un paese lontano.

martedì 4 novembre 2014

Osteria Belvedere, mangiare a San Leo

Non è la prima volta che provavo la cucina dell'Osteria del Belvedere a San Leo e non ne ero mai rimasta così tanto entusiasta, però questa domenica mi sono ricreduta. Vi racconto innanzitutto le perplessità che avevo.

E'un posto sempre pieno, sebbene la sala al piano terra, in stile rustico, sia molto grande. Questa volta ho invece pranzato al primo piano in una stanzetta, che assomigliava tanto al salotto dei miei bisnonni. D'estate c'è anche la possibilità di mangiare fuori, ma l'arietta di San Leo è sempre bella fresca.

Avevo poi ordinato un piatto di passatelli asciutti, che mi erano rimasti davvero impresso in maniera negativa. Ho scoperto che è un problema mio: per me è i passatelli in brodo sono imprescindibili. Non mi piace il brodo senza passatelli e non mi piacciono i passatelli senza brodo.

Lasciando perdere le mie turbe, l'Osteria, che è anche bar e affittacamere, è davvero molto carina e vicina al giardino del Belvedere, dal quale si gode di una bella vista sui calanchi della Valmarecchia e sulla rocca, che fu la prigione di Cagliostro.

La cucina propone piatti del giorni, oltre al menù fisso, con prodotti locali e inutile dire che sono delle vere e proprie gioie per i bongustai: prosciutto di Carpegna, tartufo, formaggio di Fossa. Potete però anche optare per la pizza, che non ho mai assaggiato.

Oltre a un piatto di crostini caldi farciti con formaggi, salsicce e verdure, abbiamo preso due primi: tagliatelle al sugo di cinghiale e strozzapreti con pendolini, salsiccia e funghi. Tutti i tipi di pasta sono fatti a mano e questa volta devo dire che mi sono davvero goduta la prelibatezza del piatto.

I prezzi sono nella norma e il servizio svelto. Consiglio di prenotare, perchè trovare posto è sempre difficile e se avete voglia di visitare il borgo, è un ottimo nome per assaporare le bontà della Valmarecchia. 

Ho visto passare dei piatti di carne succulenta: dovrò tornarci a provarli.

mercoledì 22 ottobre 2014

Pesce low cost a Rimini dal Pesce Azzurro

13 € menù completo. Scrivendo questo avrei già concluso il post: vi sfido a trovare un posto dove si può mangiare il pesce (buono), spendendo meno che dal Pesce Azzurro di Rimini, locale gestito dalla Cooperativa Pescatori con sedi anche a Fano, Cattolica, Milano Marittima. 

Sono stata a quello che si trova proprio di fronte al Bagno 140 e la posizione lo rende comodo anche per un pranzo alternativo, quando ci si trova in spiaggia. Considerate che se prendete piada, bibita e caffè ad un bar dei bagnini dei dintorni, la vostra spesa si aggirerà sui 10 €.

Il locale non è bello, lo ammetto. Si trova al primo piano ed è davvero enorme, anche se mi hanno assicurato che nei giorni clou riesce quasi a riempirsi. Una specie di mensa gialla e blu, come il logo. Ci sono stata di domenica sera e non ci sono state file di attesa, nemmeno all'angolo self service.

Perchè ovviamente ci si serve da soli: vassoio alla mano si passa nei vari banconi a prelevare il menù del giorno, che consiste in 2 antipasti, un primo, 2 secondi, un contorno. I piatti li potete vedere mensilmente sul sito Internet e variano a seconda della pesca, ma il menù rimane unico, non ci sono eccezioni.

L'acqua e il vino, rosso e bianco, sono alla spina: i bambini si divertono un sacco a ricaricare i bicchieri! Piatti, posate e bicchieri sono biodegradabili: insomma si evitano gli sprechi.

Il menù è disponibile anche nella formula take away e nei feriali, a pranzo, sarà possibile scegliere anche il menù smart, con due piatti a scelta a soli 10 €. In alternativa, c'è anche un piccolo shop, con i prodotti della Cooperativa Pescatori da comprare e cucinare a casa.

Gli antipasti che ho assaggiato, alici marinate e cozze prezzemolate, erano buoni, anche se io non sono estimatrice di questi tipi di pesci. I tagliolini alle vongole e ceci e il fritto misto erano davvero fantastici. Nel mio vassoio, ci stavano anche i due piattini di sardoncini e insalata.

Non ho finito tutto, perchè le porzioni, soprattutto la pasta, riempivano. Un consiglio: siccome prendete tutti i piatti insieme, cominciate da quello che freddo sarà meno buono. Io ho iniziato dal fritto e sono passata ai tagliolini per poi concludere con gli antipasti :)

Il Pesce Azzurro è un "posto da battaglia", come li definisco io: perfetto per una cena in famiglia o in gruppo, per un pasto veloce se volete spendere poco, senza rinunciare alla qualità.

domenica 19 ottobre 2014

Il piacere di restare

Questo è uno degli anni in cui ho viaggiato di meno. "Ma se sei sempre in giro?!" Obietteranno gli amici che mi vedono sempre con il trolley in mano. Lo spostamento ormai è diventato una condizione di vita, per una pendolare cronica come me. Ma viaggiare è un'altra cosa...

Non vi racconterò quello che è per me viaggiare, perchè lo si capisce da quello che pubblico: il viaggio è essenzialmente una scoperta, un incontro, un meravigliarsi. Mi va di riflettere invece su questo restare, che mi ammorba da un po'.

Ci sono state diverse motivazioni per cui le mie gitarelleggiate sono diminuite ultimamente, ma questo non vuol dire che non ricomincerò a farle con la cadenza settimanale di una volta. Ci sono periodi della vita che ti spingono verso altro.

I viaggi si fanno anche da casa, rimanendo sul divano? Stronzate! (Passatemi il termine...) Per me non è vero, però quello che condivido è che si esplora un'altra dimensione della condizione umana, altrettanto vitale: quella stanziale.

Ecco, per indole personale, non potrei essere una sedentaria per sempre: è troppo bello il mondo per non girarlo. Mi richiamano i musei inesplorati, i boschi nascosti e le città in cui si parla una lingua o un dialetto che non capisco. Però so che ogni tanto ho bisogno di tornare e di restare, quel tanto che basta per annoiarmi e ripartire.

La noia è un valore aggiunta in questa società di intrattenimento, in cui divertirsi diventa un obbligo morale, da immortalare e condividere su Facebook. A me ogni tanto piace poltrire, con la mia tazza di tè nero in mano che poi abbandono in luoghi remoti della casa, ancora fumante, il mio libro sull'ennesima biografia di un'eroina del passato e gli occhiali da nerd sul naso.

Altre volte, invece, mi assaporo il piacere di una passeggiata nella mia città, dopo tanto tempo di assenza. Vi assicuro che ci trovo sempre una luce nuova: il palazzo restaurato, il locale riaperto nella tipica tradizione toscana, la via abbellita da fiori e decorazioni artigianali. Rivivere i nostri luoghi è vitale per avere delle radici.

E senza delle radici solide non ci si espande nel mondo in maniera equilibrata. Ho la fortuna di riuscire a ritrovare "un po'di casa" ovunque: nella signora che mi sorride preparandomi il caffè nel Conero, nella spa superaccessoriata in Austria mentre ceno in accappatoio a bordo piscina, nel bosco casentinese quando mi perdo e la cartina che stringo tra le mani non mi è d'aiuto.

Grazie a questi momenti di noia, in cui mi prendo del tempo per riscoprire la mia casa, la mia città, il mio pezzetto di mondo, ho dentro quella pace, che mi permette di viaggiare sentendomi a mio agio. Come si fa a godersi il mondo, se non si conosce il paese da cui proviene?!

Avete mai pensato "Quanto mi va stretto questo paese! Vorrei scappare di qua!" Non vi dico quante volte l'ho detto di Prato... Eppure quando sto tanto tempo fuori dalla Toscana, torno e scopro che, oltre alla bozzetta di pane e al Castello dell'Imperatore, mi sono mancate anche le rotonde, che maledico ogni mattina.

Si viaggia anche stando a casa? No, ma restando si riscopre il piacere di partire.

giovedì 16 ottobre 2014

Le Fate, mangiare vegano tra le stelle a Firenze

Avevo sentito parlare in giro di questo nuovo ristorante vegano di Firenze e ne avevo sempre sentito parlare bene: dalle recensioni on line ai famosi amici di amici vegetariani. Mi sono decisa ad andarlo a provare a quasi un anno dalla sua apertura, mentre è in procinto di trasferirsi in via delle Ruote: rapida ascesa per Le Fate! :)

L'attuale sede, vicino a Piazza Santa Croce, è quasi nascosta e una volta entrata, mi sono meravigliata dell'arredamento elegante e minimale, con quadri colorati alle pareti ispirati all'astrologia. Nei ristoranti vegetariani in cui ero entrata, il pezzo forte era il legno: tavoli in legno, sedie in legno, rivestimenti in legno. Già da questo particolare si capisce che Le Fate è diverso dagli altri.

L'accoglienza è stata delle migliori: Matteo si è presentato e ci ha illustrato il menù, dopo averci accompagnato al nostro tavolo. I piatti unici da 20 € sono associati ai segni zodiacali, mentre le entrée e i primi piatti sono ispirati agli elementi naturali.


Le stelle sono il valore aggiunto del locale e la proprietaria ne è esperta. Al suo arrivo in sala, l'atmosfera è diventata ancor più distesa, è passata da ogni tavolo, scambiando qualche parola con i suoi clienti. "Che piatto ha scelto? E di che segno è?"

Già perchè Matteo si era raccomandato di scegliere "di pancia", senza pensare al nostro effettivo segno zodiacale. Così abbiamo fatto e io ho ordinato lo Scorpione, a base di zuppa di cipolle con focaccia al sesamo, parmigiana vegana e zolfini con cipolle.


Scopro così che gli zolfini sono una prelibata varietà di fagioli e si trovano anche in Toscana, mentre quella che io chiamo alla buona zuppa è in realtà una carabaccia, un piatto tipico fiorentino già dal Rinascimento. Caterina de'Medici la esportò poi in Francia e divenne la soupe d'oignons, popolarissima durante la Rivoluzione francese.

Al di là del fascino storico e della scelta del piatto associata al mio vero segno zodiacale, mi sono proprio piaciute le pietanze, servite in maniera molto creativa. Ognuna aveva un gusto forte e particolare, grazie alla perfetta armonia tra verdure e spezie: non saprei dire quale dei tre mi è piaciuto di più, nonostante la mia passione per la parmigiana.

La Fata ci ha spiegato l'importanza delle materie prime genuine, ci ha raccontato come vengono cucinate le diverse ricette e poi ci ha parlato un po'del nuovo ristorante, della sua vita, della nostra vita. E'stata una chiacchierata tra amiche e l'energia positiva che emana dall'alto dei suoi tacchi, si percepisce in tutto il locale.

Un posto da provare e riprovare, per la creatività dei piatti, la cortesia del personale e l'eleganza del locale (scrivo sulla fiducia che anche quello futuro sarà altrettanto ben arredato). Un posto dall'atmosfera fatata, dove si lasciano fuori le preoccupazioni per lasciarsi incantare dal gusto del cibo, protetti dalla nostra buona stella.

martedì 14 ottobre 2014

Montefiore Conca, una domenica in Romagna

Montefiore Conca è la rocca medievale della Valle del Conca, nel riminese. Fa anche parte del circuito dei Borghi più belli d'Italia, ma non è una meta assalita dai turisti, anche perchè oltre alla visita alla fortificazione c'è poco altro da fare.

Si trova però in una zona che permette di programmare un itinario a tappe, perchè si trova vicino a borghi storici, come San Giovanni in Marignano Montegridolfo, ma anche Rimini e San Marino sono nei dintorni. D'estate può essere un'alternativa al mare nelle giornate di brutto tempo, mentre nelle domeniche di ottobre si tiene la tradizionale Sagra della Castagna.


Grazie a un recente restauro, la rocca dei Malatesta è davvero ben conservata e adesso può essere visitata anche nei suoi ambienti più antichi. E'passata di mano in mano ai signorotti locali delle diverse famiglie nobiliari per secoli e porta le tracce dei loro passaggi.

Armi, vasi, boccali e splendide maioliche sono solo alcuni dei reperti rivenuti all'interno delle mura e la sensazione è strana perchè, pur trovandoci in una fortificazione, avevo l'impressione di essere in un sito archeologico alla Indiana Jones.


Altre sale sono più tradizionali, con affreschi tornati alla luce dal gusto medievale. Vale però la pena raggiungere la cima del camminatoio: quelle panoramiche son sempre le mie zone preferite! Il biglietto intero costa 4.50€ e la rocca ha degli orari d'ingresso diversificati in base alla stagione: vi conviene dare un'occhiata al sito, prima di visitarla.

Noi ci abbiamo passato una bella domenica, andando a pranzo all'Osteria del Castello, dove in ambiente medievale ci siamo goduti un abbondante pasto romagnolo a prezzi onesti.

Mangiare il pesce imparando a cucinarlo da Eataly a Firenze

Lo so, non si tratta di un viaggio e a dirla tutta non si tratta nemmeno di un ristorante. Ma cosa ha di speciale questo corso di cucina organizzato da Eataly a Firenze per meritare una mia recensione? Mi ha colpito: condizione semplice ma sufficiente, considerando anche il fatto che non sono nemmeno la regina del blogging.

Azzurro come il pesce era il titolo, che presagiva quello di cui la serata, condotta dallo chef Claudio Nardello, avrebbe trattato. Voi lo sapete cucinare il pesce azzurro, quello più economico per intenderci? Confesso che mi sono ferita anche ad aprire una scatoletta di tonno, quindi potete intuire che non ne ho la minima idea.

Questo mi ha spinto ad iscrivermi. Volevo imparare per riuscire a mangiare quello che tanto mi piace, con qualche ricetta nuova, senza spendere una cifra esorbitante..se non per l'iscrizione al corso, che non era proprio low cost: 65€. Devo dire però che se si ripensa a posteriori che alla fine si è pagato una cena di pesce, uno show cooking in un'ambientazione elegante e la dispensa, alla fine si possono considerare un investimento per il futuro.

Lo chef infatti ci ha mostrato per filo e per segno i procedimenti per preparare, cuocere e disporre sui vassoi i cinque piatti della serata, tutti insoliti e davvero saporiti. Ci ha innanzitutto consegnato una dispensa, sulla quale le ricette erano spiegate per filo e per segno, che nemmeno un tutorial di Giallo Zafferano.. ;)


Ci ha poi mostrato come si sfiletta lo sgombro e poi la palamita, ottima alternativa al tonno del Mediterraneo, ormai in via d'estinzione. Ha poi cominciato con alici a beccafico con misticanza di campo e tortino di alici con misticanza mediterranea, due ottimi antipasti.

Ha proseguito con gli involitini di pesce spatola, i filetti di sgombro con spinacino novello e la tagliata di tonno alletterato, il mio piatto preferito della cena. Non lasciatevi ingannare dalle nomenclature chic: le ricette sono facili e veloci da preparare ed anche molto gustose.

Oltre a distribuirci i piattini per la cena, allestiva i vassoi per farceli fotografare e una volta a casa, copiare idee per renderli più belli da vedere. A fine serata ero davvero sazia e devo dire che non ho perso una parola dello chef, sebbene il corso durasse circa 3 ore.


Non ho parlato ancora della location: a fianco del negozio, si sale la scalinata di un palazzo storico e si arriva ad un appartamento affrescato. In una stanza, una cucina a vista con bancone per gli allievi ci aspettava.

Nei prossimi mesi, verranno organizzati altri corsi tematici, tra cui anche quello del baccalà condotto ancora da Nardello: sul sito tutte le info. E'un modo per passare una serata diversa, imparando anche qualcosa. Ora vi chiederete se ho provato a fare qualche ricetta a casa e purtroppo vi devo dire che ancora non ho replicato niente...ma questa volta posso evitare la scatoletta di tonno e le mie dita saranno salve.


Vorrei aggiungere che non sono una sostenitrice di Eataly: non fremevo dalla voglia che aprisse a Firenze. Ha un senso all'estero, ma nella patria del buon cibo mi sembra un po'una presa in giro. Avevo provato a prenderci un gelato, ma non mi era piaciuto. Quello che devo riconoscere è che si vendono prodotti di qualità, a volte a prezzi anche inferiori dei supermercati tradizionali. Le recenti polemiche sullo sfruttamento dei contratti di lavoro non hanno fatto che confermarmi le idee che avevo su questa catena.

mercoledì 8 ottobre 2014

Da Burde, la vera Fiorentina

Finalmente ce l'ho fatta a provare la Trattoria Da Burde, dove si diceva si facesse la vera fiorentina di Firenze. Non ero mai riuscita ad andarci perchè è aperta tutti i feriali a pranzo e solo il venerdì a cena e io non ero mai riuscita a beccare il momento giusto.

Si trova in una zona un po'periferica della città, ma non vi aspettate un ambiente bucolico o particolarmente caratteristico: si affaccia su una grande via trafficata e al di là della strada, si trova un supermercato, che però viene comodo per il parcheggio.

Da fuori si vede solo l'insegna verde, che potrebbe passare inosservata, se Burde non "avesse il nome" tra i fiorentini. E'infatti un esercizio storico e ve ne accorgerete subito guardando le targhette stampate sui piatti. 


Apre infatti agli inizi del Novecento e il nome deriva dal soprannome dato ai commercianti di maiale, soprattutto romagnoli: burdel, cioè ragazzo. Fa sorridere che una parola dialettale romagnola dia il nome ad una delle osterie toscane più tradizionali! 

Appena entrati, si arriva in un bar, di quelli di una volta. Qualche tavolino, il bancone e tanta tanta gente. E se in origine vi si vendevano anche fruste e biada per cavalli, adesso tra gli scaffali potete scegliere tra una vasta scelta di prodotti toscani. Ma sarà il banco dei salumi ad attrarre la vostra attenzione e in cuor mio, mi sono ripromessa di passarci per una pausa golosa: la schiacciatina con la finocchiona ha solleticato il mio istinto mangereccio. Ideale per un pasto veloce!

Ho però resistito e proseguito fino al ristorante vero e proprio, nella sala adiacente. L'ambiente è quello da osteria, con grandi quadri alle pareti e bottiglie di vino in bella vista. Anche se è abbastanza elegante, si percepisce un'atmosfera familiare ed infatti una volta seduti, il cameriere ha iniziato a scherzare con noi.

Il menù ci è stato elencato a voce e quindi non avevo idea dei prezzi, ma sul sito lo potete consultare e vi accorgerete che sono tutti nella media: abbiamo pagato la nostra fiorentina 3.70€ all'etto. Ho già anticipato: abbiamo pranzato con una bistecca da 2 (che poteva essere benissimo suddivisa anche in 3) e due contorni di verdure miste.


La foto non rende l'idea ma vi assicuro che la carne era FANTASTICA! Aggiungo che è stata la mia prima vera fiorentina (per i miei debutti, faccio sempre le cose in grande) e di solito non amo la carne cotta al sangue, perchè non tutti la sanno fare. Della bistecca di Burde, mi posso lamentare solo del coltello che sfortuna vuole, fosse poco affilato.

Abbiamo accompagnato con un vino azzeccatissimo: Chianti classico del 2009. Ovviamente i vini, tutti scelti e di qualità, non sono economici, ma con una carne così, ci abbinereste un Tavernello?!?! Comunque da Burde si organizzano anche serate speciali di degustazioni e il calendario degli eventi è disponibile sia in trattoria in versione cartacea sia online. 

Se volete mangiare la Fiorentina, in ambiente tipico toscano, questo sarà il mio consiglio.

sabato 4 ottobre 2014

Rimini Gurkha War Cemetery, un luogo dove ricordare

Fin da quando ero piccola i cimiteri "degli stranieri" mi hanno sempre incuriosito. E'vero che la storia che li legava all'Italia mi appassionava e sapere che erano così lontani dalla loro terra di nascita, lontani dal ricordo dei loro cari, mi inteneriva. Ogni tanto ho anch'io un animo romantico.

L'Italia centrale è, secondo le strategie militari del 1944, la Linea Gotica, che saliva a seconda del territorio conquistato dalle truppe alleate che l'anno precedente erano sbarcate in Italia con l'intento di liberare la penisola dai tedeschi, a fianco dei partigiani. Non sto a dilungarmi sulle incongruenze sorte tra i diversi schieramenti e su come in quel periodo non si scontrassero solo soldati, ma anche ideologie.

Fatto sta che dopo aver visto Miracolo a Sant'Anna, il film di Spike Lee del 2008 (tratto dall'omonimo libro di James Mc Bride), ho riflettuto sul fatto che in prima linea venivano mandate le divisioni composte da minoranze etniche, perchè così erano suddivisi gli eserciti degli alleati angloamericani. Nessuno me lo aveva insegnato a scuola.

Passando dalla superstrada che collega Rimini a San Marino, a pochi chilometri dal casello di Rimini Sud, questa casettina di mattoni, che portava la dicitura Gurkha War Cemetery, aveva catturato la mia attenzione, ma i cancelli erano sempre chiusi e io dei Gurkha sapevo ben poco.


Poi visitando il Museo della Linea Gotica di Montegridolfo ho scoperto di più su queste truppe considerate particolarmente valorose. I Gurkha erano originari del Nepal e la loro arma tradizionale era un lungo coltellaccio, chiamato kukri.

Una mattina, ho poi trovato i cancelli spalancati e non ho esitato a fermare la macchina per andare a dare un'occhiata. Appena entrati, un atrio conserva la memoria storica del luogo: su di un lato, una cartina storica dell'Italia su cui sono tracciate le diverse linee di battaglia; in una teca, un quaderno delle dediche; in un'altra, il documento che affida il luogo alla cura del Commonwealth War Graves Commission.


E poi il prato, disseminato di lapidi bianche su cui oltre al nome e all'età del soldato, è rappresentato anche il grado con emblemi di guerra. Vicino ad ognuna, un fiore o una pianticella ben curata. Anche l'erba era appena stata annaffiata ed era così morbida che veniva voglia di passeggiare a piedi nudi fino al monumento commemorativo all'apice opposto del cimitero.

Non consiglio questo luogo per una gita domenicale, ma volevo solo ricordare chi in qualche modo si è battuto per la libertà del nostro paese, nonostante fosse a sua volta oppresso da un padrone straniero.