mercoledì 9 ottobre 2013

Monte Grappa, camminare nelle trincee della Prima Guerra Mondiale

Il veneto Monte Grappa offre ai turisti della zona un'occasione unica: quella di godersi una giornata immersi nel verde, vivendo la storia di Italia in luoghi non troppo modificati nel vento. Il luogo infatti non è troppo assalito dai visitatori: la guerra non rappresenta un'attrattiva e il primo conflitto mondiale è una vergogna italiana, di cui le nuove generazione sanno poco o nulla.

Si studiano però Ungaretti, le trincee, la disfatta di Caporetto. E proprio dopo la famosa sconfitta che i combattimenti si spostano sul Monte Grappa. Lo abbiamo visitato in un freddo pomeriggio autunnale, percorrendone solo un breve tratto, molto in macchina e poco a piedi.



In realtà le opportunità di pianificare percorsi trekking, alpinismo e arrampicate sono molteplici e il sito Magico Veneto fornisce molte informazioni sulle malghe, sulle difficoltà dei settori montani e sulla storia del massiccio.

Risalendo da Romano d'Ezzelino abbiamo raggiunto la cima in un suggestivo paesaggio roccioso, cosparso di grotte nascoste, scavate dai soldati come nascondiglio, e siamo poi discesi verso Borso del Grappa. Più si sale e più aumentano i punti di interesse: panoramiche, monumenti commemorativi, inizi di percorsi a piedi che portano alle vecchie trincee, rifugi e un museo sulla Grande Guerra.


Siamo arrivati sulla cima alle 16 passate e abbiamo fatto in tempo a fare un giro della Galleria Vittorio Emanuele, posta proprio vicino alla Caserma Milano. Il soldato, incaricato di chiuderla al pubblico, ci ha gentilmente guidato per un veloce tour nel chilometro e mezzo di umidi cunicoli, che un tempo avevano funzioni diversificate. Era sede, ad esempio, del primo Sacrario, trasferito poi all'esterno e reso monumentale durante il regime fascista. La grotta proseguirebbe per altrettanti chilometri, ma la nostra "guida" ci ha spiegato che diversi corridoi hanno ceduto e hanno reso inagibile l'altra ala della Galleria.

Una volta usciti, ci siamo diretti a piedi verso il vicino Sacrario. La fitta nebbia, il freddo pungente e il silenzio assoluto hanno reso la nostra visita ancor più suggestiva. Nomi e nomi si susseguono in quel cimitero maestoso, fino ad arrivare a lapidi ignote... tante... troppe...


Difficile capire il senso di quella guerra, ora. Difficile capire i sentimenti di un ragazzino, abituato al caldo del Sud e scaraventato in cima a quel monte gelido. E le parole di Ungaretti risuonano in testa

Si sta come 
d'autunno
sugli alberi
le foglie 

Soldati. 



Foto di F. Bartolini



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