giovedì 31 luglio 2014

Ditta Artigianale, colazione a Firenze

Avevo conosciuto la Ditta Artigianale di Firenze all'evento di Palazzo Corsini Artigianato e Palazzo, dove partecipavo come inviata di Viaggi Low Cost. Lì sono stati i rifornitori ufficiali di caffè ed un ragazzo dalla parlantina sciolta, armeggiava alla macchina parlandoci delle proprietà delle varie miscele.

Sembrava quasi una degustazione: ognuna aveva determinate proprietà organolettiche, ma il mio palato non è così ben allenato a distinguerle. Bevo il caffè essenzialmente per tenermi sveglia e preferisco i ristretti, anche se al Palazzo Corsini ho provato anche una sorta di cocktail di caffè e acqua tonica con tanto tanto ghiaccio: buonissimo!

Insomma, arrivo in via de' Neri con un feedback positivo sul bar e farci colazione non mi ha che confermato la mia impressione. Innanzitutto, il locale è davvero bello: il legno grezzo è il pezzo forte dell'arredamento, assieme ai bellissimi guanciali ricavati con sacche di chicci di caffè.


Nel locale, una fila per colazione take away e pochi tavoli occupati: me ne sono subita accaparrata uno. Strano trovare a Firenze un posto in cui la mattina ci sia un po'di quiete, ma qui l'ho trovata. 

Proprio come ad Artigianato e Palazzo, ci hanno spiegato che tipo di caffè stessimo bevendo e il ragazzo dietro al bancone ha riservato una parola gentile ad ogni cliente.

Si fanno anche aperitivi con tapas, ma non li ho ancora provati: poco male, ci tornerò! ;)

mercoledì 30 luglio 2014

Sirolo: consigli pratici per vivere meglio la riviera del Conero

Sirolo è indicato come uno dei più bei paesini medievali della costa adriatica: potete immaginare perchè lo abbia scelto per soggiornarci durante il mio viaggetto nel Conero. Confermo che entrando dall'arco gotico, gli scorci del borgo sono davvero incantevoli.

Stradine in pietra, chiese eleganti, un'ampia piazza centrale e poi... il panorama dalla terrazza: mare, rocce, montagne e natura si mescolano in un quadro perfetto. Le spiagge sono davvero uniche: ecco il motivo principale per cui vi consiglio di andare a Sirolo.


Le principali sono tre: la spiaggia Urbani, la più frequentata, San Michele e Sassi Neri, una il continuo dell'altra. La prima prende il nome da una grotta scavata nella roccia, che si vede camminando lungo la costa e l'ultima invece deve la sua fama alle rocce scure che la contraddistinguono, un tempo frequentate dai nudisti.

Spiagge di ghiaia e sassi premiate con la Bandiera Blu, in tutte ho trovato acqua trasparente: impossibile non fare un bagno. Ma come arrivarci? Andiamo con ordine...

Sono tutte raggiungibili con macchina, ma i parcheggi sono pochi: dovreste svegliarvi all'alba per trovare un posto libero! In ogni caso, rimane comunque un tratto di strada da fare a piedi.

Si può anche optare per la camminata: per andare alla Spiaggia Urbani si scende dalla piazza del Teatro, seguendo la strada principale e alternando in percorsi nel bosco abbastanza ripido; per le altre due, invece, si passa dal Parco della Repubblica e in circa un quarto d'ora di cammino abbastanza agevole, arriverete alle spiagge. Sarebbe la soluzione migliore se volete unire le due bellezze del Conero: natura e mare.


Se però non avete voglia di faticare vi rimangono altre due possibilità: la prima i mezzi pubblici, la seconda i trasporti privati. Nel primo caso, gli autobus passano ogni mezz'ora (fino alle 19, con una pausa dalle 13 alle 15) e i costi sono di 1.50 € per corsa. La mia fermata era in paese, quindi non conosco i percorsi più periferici. Conservate i biglietti, perchè vi daranno diritto a uno sconto di 2 € ciascuno sulle vicine grotte di Camerano.

Se avete voglia di prendere un ombrellone (gli stabilimenti privati si alternano alle spiagge libere), avrete compreso nel prezzo anche il trasporto in navetta. Da Roberto a San Michele, abbiamo speso 17 € per l'intera giornata e l'autista ci ha riportato proprio di fronte al nostro campeggio.

Quale consiglio? La Urbani è per i miei gusti davvero un po'troppo affollata e nelle altre ci si gode di più il lato "selvaggio" del Conero. Tenete presente che Portonovo e Numana, le altre due località marine, sono raggiungibili in pochi minuti con l'auto: se avete voglia di cambiare meta, potete farlo.

Inoltre proprio da Sirolo (anche da San Michele), partono le gite in barca verso le Due Sorelle e per prendere informazioni al riguardo, vi consiglio di andare al centro turistico proprio nella piazza principale del paese.

Foto di F. Bartolini
Dove dormire? Come avevo già accennato, i campeggi possono essere un'ottima scelta: tutti sono dotati anche di bungalow, se non siete equipaggiati con tende o camper. I prezzi di alberghi, affittacamere e bed and breakfast che avevo consultato on line erano piuttosto alti. Se non avete voglia di spostarvi in macchina, cercate nelle immediate vicinanze del centro.

A Sirolo, avevo già preso un'abitudine: andare a fare colazione "dalle signore" al Bar Il Grillo, dove due simpatiche signore, appunto, servivano cornetti in un cestino verde. Il locale si affaccia sul mare ed è aperto fino a tarda notte per aperitivi e dopo cena, ma la mattina era davvero un'oasi di pace. Oltre alla classica colazione italiana, al bancone si poteva scegliere anche joghurt artigianale, cookies e tè ricercati.

Per il pranzo, le soluzioni low cost ci sono. Prima fra tutte, i chioschetti in spiaggia, che oltre ai classici panini, hanno anche insalate di riso e di farro, cous cous freddi, macedonie a prezzi che si aggirano sui 5 € a pezzo: vi risparmierete la fatica di portare il pranzo a sacco giù per la discesa.

Se invece vi trovate in centro, ci sono diversi alimentari e negozietti di prodotti tipici che fanno panini. Ho provato la Macelleria del Corso, dove un abbondante tagliere con pane, salumi vari, olive ascolane e ciauscolo, un tipico salame della zona, costa 10 €.


Per la cena, PRENOTATE con anticipo!!! Non sono riuscita a provare i ristoranti che avrei voluto e a mangiare tipico, perchè erano sempre tutti pieni. Ho però fatto un ottimo aperitivo nella bella piazza con terrazza panoramica, al tramonto al Caffè Centrale.

Atmosfera romantica a parte, ci sono diverse formule per aperitivi o apericena con combinazione di cocktail, analcolici e vino. Ho scelto un calice di Pecorino (provateli i vini locali, primo su tutti il Rosso Conero) con aperitivo, spendendo 6 €: e che aperitivo!!! Tramezzini, panzerotti, olive ascolane, insalata di farro, pop corn...insomma proprio un buon posto.


Rimane aperto anche per il dopocena e Sirolo si riempie, è una città davvero viva! Mercatini, negozi aperti fino a tardi, artisti di strada:  non c'è da annoiarsi. Ho trovato il tempo di fare shopping dalla Bottega dei Metalli del signor Luigi Rubini, scultore di eccellenza, che ci ha dato consigli su cosa visitare nei dintorni, intrattenendoci durante uno dei numerosi temporali della nostra vacanzina.

Ho preso dei bellissimi orecchini di acciaio a forma di ricciolo, ma "perdete tempo", dando un'occhiata alle sue opere: dai tradizionali busti di donne e cavalli rampanti, a globi dorati e torsoli di pere...sculture selvagge, come i paesaggi della Sirolo che mi è rimasta nel cuore.

martedì 29 luglio 2014

Il campeggio: odio o amore?

Ho sempre, e ribadisco SEMPRE, odiato il campeggio. Non ne capivo il fascino. Badate, io sono fan del low cost, ma lo considero un ragionevole rapporto qualità-prezzo: in casi di forza maggiore, mi troverete a mangiare da Mac Donald's perchè costa poco.

Consideravo il campeggio il Mac Donald's delle sistemazioni, ma in cuor mio sapevo di commettere uno di quegli errori di giudizio che tante volte si fanno. Si considerano delle cose non adatte a noi, a prescindere, precludendoci la possibilità di farcele piacere (o quanto meno, di provarle, almeno).

Combattendo questa guerra con i miei pre-giudizi, ho deciso di andare in campeggio alla veneranda età di 30 anni suonati (ndr consideravo il campeggio un posto per teen agers alla conquista del mondo). E mi sono divertita un sacco.

La meta prescelta è stata il Conero, dove alberghi e bed and breakfast non sono proprio economici. Dopo ricerche su Internet, ho individuato un campeggio bellissimo: vista mare, immerso nel verde, posizionato nel centro città, stellato ben 4 volte. L'Internazionale sembrava proprio la scelta giusta per cominciare.


Niente prenotazione per le piazzole, ma no problem: con la nostra tendina antidiluviana, siamo partiti carichi di entusiasmo, convinti che in un giorno feriale, di una settimana di tempo invernale a luglio, non avremmo faticato a trovare un posticino.

Primo errore: se volete andare in un camping specifico, telefonate con anticipo. I bungalow vanno a ruba, ma anche le piazzole vengono assegnate con facilità, con corsia preferenziale ai vecchi clienti. 

Non ci siamo persi d'animo e abbiamo fatto un giro in macchina nella zona per cercare un'alternativa vicina e l'abbiamo trovata, ridimensionando la posizione e dimezzando le stelle: il camping Reno aveva posto per il nostro igloo ed era a 5 minuti a piedi dal centro città, dalle fermate di autobus e dall'inizio del percorso per arrivare alla Spiaggia Urbani.

Sembrava di stare nel giardino di casa della proprietaria. Niente extra lusso: bagni, docce, lavandini e un bar pizzeria a disposizione dei clienti. I prezzi erano leggermente inferiori a quelli delle altre sistemazioni consultate su Internet: 7.50 € per persona a notte  e 11€ per la tenda. In extra l'elettricità a 2.50€ e il parcheggio della macchina a 4 € al giorno (comodo se si riesce a trovare posto vicino alla piazzola).

Tenda piantata con facilità: mi son stupita della mia facilità ad apprendere a farlo, imbranata come sono! ;) E pronti per il mare... Peccato che il pomeriggio ci ha riservato un lungo temporale.

Vi ricordate che avevo specificato che il nostro igloo era antidiluviano? Ecco, lo era per datazione storica, ma non lo era nel senso letterale: non era contro diluvio universale del 24 luglio scorso, anzi! Facendola breve: tendina allagata.

Secondo errore: farsi prestare tende e materassino da parenti e amici può essere rischioso se la data di fabbricazione dei suddetti è precedente alla vostra nascita.

Bisognava equipaggiarsi per la notte ed in questo ci è venuto incontro il nostro amato Decathlon, a meno di 20 minuti di auto, a Camerano. Ci siamo equipaggiati con una tenda trekking Quickhiker e abbiamo esagerato scegliendola da 3 posti: ha retto anche alla tempesta del sabato successivo (eh sì, non siamo stati fortunati con il tempo). Abbiamo comprato anche un materassino nuovo, mentre i sacchi a pelo li avevamo già nuovi e resistenti (almeno quelli! ;) )


Quindi, ricordatevi di portare tutto quello che vi può servire, senza dimenticare il martello per piantare i picchetti, la pompa per il materassino, corde e mollette per stendere, scottex e carta igienica, torcia per la notte...insomma, fate voi a seconda delle vostre esigenze, ma non esagerate per non togliere spazi vitali in tenda.

Terzo errore: pensavo che in tenda non entrasse niente, ma in realtà tenendo pulito e in ordine, soprattutto, siamo riusciti a viverci bene senza farci mancare niente.

Per la prossima volta ci equipaggeremo anche per cucinare. Avete consigli in proposito?

Quarto errore: il terrore dei bagni, che poi era uno dei motivi per cui odiavo il campeggio. Me li immaginavo sudici e puzzolenti, come avrei fatto schizzinosa come sono? In realtà non è andata così. Se riesco ad utilizzare quelli dell'Autogrill, posso riuscire in tutto: mi son detta.

Forse abbiamo avuto fortuna, forse il campeggio era abbastanza piccolo (sebbene fosse pieno), ma siamo riusciti a utilizzare i bagni senza sgradevoli sorprese. Le toilet autostradali ancora rimangono imbattute nella mia classifica dell'orrido (quelle dei treni, ovviamente, non sono nemmeno contemplate).

Quinto ed ultimo errore: in tenda si dorme male. Non è il letto di casa è vero, ma ho dormito in treno, in spiaggia, in macchina e in alberghi di infima categoria: in tenda ci si gode la pace della sera. Quando tutti hanno finito di mangiare e scende il buio, si vede solo qualche lucina in qua e in là e si sentono solo i rumori della natura e... del bambino dei vicini che chiama a ripetizione la mamma. Per quello vendono i tappi per le orecchie.

In conclusione, con una buona organizzazione e un adeguato equipaggiamento, magari voi lo sapevate già, ma questo post mi è servito per rielaborare l'esperienza. Ognuno si poi si tara i viaggi a seconda delle proprie abitudini e delle proprie necessità: altrimenti che relax ci sarebbe a fare altrimenti?! 

Il campeggio è un ottimo alloggio non  per chi ha voglia di risparmiare o per chi può fare a meno della comodità, ormai si trovano anche hotel 4 stelle a prezzi stracciati e si trova ogni comfort anche per il campeggiatore più esigente. E' fare una vacanza diversa: più spazio alle relazioni e meno spazio al surplus (che è diverso da comodità).

Ho messo in vacanza in cellulare, ad esempio, ricaricandolo solo una volta. Mi sono sentita più riposata anche io, mi son trovata a "perdere tempo", quel tempo che di solito passo a condividere una foto o un tweet. Sharism, è il nome che hanno trovato i sociologi al fenomeno della pubblicazione virale su social network. Ecco, il campeggio permette un altro tipo di sharism, quello umano, pieno di difficoltà e litigate, ma di sicuro più vero ed appagante.

martedì 22 luglio 2014

Delo, l'Isola di Apollo in Grecia

Delo è un'isola minuscola del mar Egeo, di circa 3 chilometri quadrati: praticamente la si potrebbe attraversare tutta in un giorno senza difficoltà. E'la testimonianza della Grecia antica, di tutto ciò che appartiene al periodo mitologico della storia del paese.

Oltre alle rovine, poco altro: Delo è pressochè disabitata. Niente hotel, niente resort, niente spiagge attrezzate per i turisti. Solo un porticciolo, che la collega alla vicina Mykonos, la biglietteria del sito archeologico, un museo che raccoglie i reperti e un bar ristorante proprio al centro della città vecchia.

In origine si chiamava Ortigia ed era abitata fin da millenni prima della nascita di Cristo. I suoi abitanti erano devoti ad Apollo, dio della luce e della musica, e la città stato sarebbe dovuta essere il maggior mercato di schiavi in Grecia, fino a quando fu invasa e brutalmente distrutta.

Secondo la mitologia, invece, Ortigia, isola delle quaglie, nacque dopo uno dei numerosi tradimenti di Zeus. Asteria, per sfuggirgli, si trasformò in quaglia, ma precipitò in mare come una stella, ma il re degli dei ebbe pietà di lei e la trasformò in isola, in Delo appunto.

Sempre qui Latona, sorella di Asteria, partorì Apollo e Artemide, dea della caccia, per nascondersi dalla rabbia di Era. Alla sua nascita, il dio della luce illuminò così tanto l'isola, che da allora prese il nome di Delo, che significa mostrare.


Oggi, il sito archeologico è patrimonio dell'Unesco ed è davvero vasto: munitevi di cappello, crema solare e scarpe comode, perchè trovare un po'di ombra è quasi impossibile. Passeggiare tra le case antiche, il teatro, la terrazza dei leoni è davvero surreale.

Sembra di profanare qualcosa di sacro e una volta arrivati alla vetta, il panorama è davvero bellissimo. La camminata diventa faticosa per il sole che batte d'estate ed è per questo che consiglio di portarsi dietro succhi di frutta ricchi di zucchero o di pranzare al ristorantino, per trovare un po'di sollievo. 

Come arrivare a Delo? Si arriva solo con delle barche che partono quotidianamente da Mykonos, di fronte alla Chiesa Agios Nikolas, e il costo del biglietto si aggira sui 18 €. Fate attenzione agli orari di partenza e soprattutto quelli di ritorno: non vorrete mica rischiare di rimanere su un'isola deserta?! 

Soluzione analoghe ci sono anche da Paros e Tinos, ma Mykonos è sempre la soluzione più veloce: si arriva in poco più di mezz'ora. Io, col mare parecchio mosso, ho sofferto un po'durante il tragitto: avete presente la scena di Mamma mia! dove massaie greche con grossi pesci si prendono gioco della protagonista?! Mi sono sentita così.

Il museo ha un costo di entrata di 5 € ed è chiuso il lunedì. Tenete presente che chiude intorno alle 15 e se volete girare l'isola, conviene arrivare la mattina presto: in definitiva la visita occupa un'intera giornata. Una gita a Delo è un'occasione davvero unica per assaporare il silenzio nei brulli panorami greci e camminare in una città interamente costruita da una delle più grandi civiltà del passato.

venerdì 18 luglio 2014

Perdersi a Firenze: chiassi storici, street art e pranzo da Amblé

Si sa che il buon viaggiatore si deve perdere: in questo modo, ci si lascia trasportare dal caso e dagli eventi, ci si lascia sorprendere senza inabissarsi in guide e cartine, si scopre davvero. Ecco se vi trovate a Firenze e dal Mercato del Porcellino state andando verso il Ponte Vecchio: perdetevi!

Svoltando nelle stradine poco prima del ponte, vi troverete in un intrico di vicolo dai nomi strani, ognuno con la sua storia e ognuno con scorci suggestivi per gli amanti di fotografie di posti poco noti. 

Provate a girare verso sinistra, andando in direzione delle vie più famose, quella delle Terme, in cui si trovava l'antico termario romano e quella dei Georgofili, che prende il nome dalla nota Accademia di studi sull'agricoltura e che è stata sulle testate di tutti i quotidiani nei primi anni Novanta a causa dell'attentato mafioso, in cui hanno perso la vita cinque persone. Un olivo ricorda quest'episodio nero della storia fiorentina.

Insomma, tornando al frivolo, vi troverete a passeggiare tra Chiasso del Panico e Chiasso del Buco. Il primo è soprannominato anche dello Scandalo perchè è stato costruito per separare le famiglie dei Cerchi e dei Donati nel quattoridicesimo secolo: la Magistratura temeva che nella notte i membri dell'una o dell'altra casata, buttassero giù i muri delle case per sorprendere i nemici nel sonno.

Il Chiasso del Buco invece prende il nome da un'Osteria trecentesca, che pare avesse una fama non tanto onorabile tra la Firenze bene.

Se imboccate, invece, Borgo Santi Apostoli, raggiungerete Chiasso del Cornino, antica via de'Bonciani. In una notte, le case della ricca famiglia furono incendiate, insieme a quelle vicine degli Acciaiuoli e in loro onore, fino all'Ottocento, la stradina ha portato il loro nome.

Il Chiasso delle Misure è unico per le sue dimensioni: è davvero strettissimo. Deve però il suo nome all'omonimo ufficio presente in questa via fin dal Medioevo.

Eccoci arrivati poi a Vicolo dell'Oro, interessante non per la sua storia, ma per la sua attualità. Oltre a trovarci il negozio Leica (sempre per gli appassionati di fotografia!), potrete trovarci arte contemporanea: una perla rara a Firenze! :)


Iniziamo dai cartelli di Clet, di cui avevo già parlato, e da Blub, L'arte sa nuotare: dove vi ricapiterà di vedere Dante con alloro e maschera?! C'è poi anche un'installazione, Personal/Unpersonal reflection a cura del Gallery Art Hotel, che parte dal suo edificio e prosegue per tutta la piazza: strane figure candide, con teste d'animale chiacchierano, si arrampicano sui muri, volteggiano, fanno i trapezisti. Un  paesaggio surreale!

Vi è venuta fame? No problem! Lì vicino in Chiasso del Bene, si trova Amblè, fresh food and old forniture. Un posto davvero insolito in cui potrete mangiare il vostro sandwich, a prezzi onesti, nella pace più assoluta. Sì, perchè anche se si trova a due passi da Ponte Vecchio, la piazzetta su cui si affaccia è silenziosissima e vi sembrerà di mangiare nel salotto di casa.

E'anche un negozio vintage e alle poltroncine su cui vi sedete, può essere appeso il cartellino con il prezzo. Tutto è davvero insolito, solo perchè è arredato in maniera personale ed unica: trovare due sedie uguali o due piatti simili è un'impresa.Io mi sono accomodata pigramente su un divanetto, gustandomi il mio tramezzino con prosciutto arrosto, gorgonzola e funghi: relax meritato dopo una bella camminata. 

giovedì 17 luglio 2014

Museo del Bargello, da non perdere a Firenze

Si dice che il Museo del Bargello di Firenze sia il più importante museo di scultura rinascimentale al mondo ed in effetti accoglie al suo interno opere d'arte straordinarie. Passeggiando da Piazza San Firenze, la semplicità del Palazzo del XIII secolo trae in inganno.

L'edificio fu costruito in epoca comunale per accogliere il Capitano del Popolo, poi il Podestà ed infine il Consiglio di Giustizia. Ha quindi modificato il suo aspetto a seconda dell'organo che andava ad ospitare, ma ha conservato l'eleganza della forma e dei decori. 

Solo nella metà dell'Ottocento il Bargello, chiamato così per il nome delle guardie della città di cui era stato sede per tanto tempo, viene recuperato per diventare museo. Piano piano, la collezione si arricchisce fino a raggiungere le dimensioni attuali. Adesso, il secondo piano è chiuso per restauri.

I grandi nomi si sprecano, leggendo le didascalie che affiancano le opere e la Sala di Donatello e quella di Michelangelo sono di certo le più visitate: amanti del disegno si accoccolano vicino alle statue (prima su tutte, il David in bronzo di Donatello) per ricopiarne l'espressione, la tensione dei muscoli, la flessuosità.

Oltre a rimanere impressionata dal cortile interno, dagli stemmi appesi alle mura, dalla scalinata che porta al bellissimo loggiato, sono rimasta colpita dalla Fontana della Sala grande dell'Ammannati, che sarebbe stata sistemata in Palazzo vecchio. A parte le dimensioni, la composizione, l'arcobaleno su cui si siede Giunone, mi è piaciuta la simbologia che sta dietro alla personificazione dei personaggi: i quattro elementi e le virtù di Firenze, Prudenza e Fiorenza.


Così, leggendo le didascalie, ho scoperto altre storie che stavano dietro al marmo bianco, ma per chi, come me, è un po'digiuno di storia della scultura, sarebbe meglio farsi condurre da una guida, che aiuterebbe ad apprezzare meglio i tesori del palazzo.

Quello che poi mi sono goduta sono state le enormi finestrone: alcune davano sui tetti, da altre si vedeva il Palazzo vecchio, altre ancora si affacciavano sul cortile interno. Mi sono appoggiata, guardando il panorama e prendendo appunti. Mi sono seduta sulle sedie per assaporare meglio l'atmosfera di quelle sale infinite. Complice la poca affluenza e il silenzio, ho proprio vissuto il museo.


Eppure il museo è aperto solo la mattina, fino alle 13.50 e il biglietto intero costa solo 4 €. Varrebbe la pena, non solo per visitare le sale dei grandi, ma anche quelle che racchiudono tesori insperati. Un esempio è la Sala Carrand, in cui mi sono divertita a osservare oggetti stranissimi e più o meno antichi.

Sapevate che i giullari avevano bastoni con teste dal sorriso demoniaco scolpite sulla cima? Conoscevate gli orologi solari in dimensione portatile? Avete mai visto una sfera armillare? E il flabellum non è altro che l'antenato del comunissimo ventaglio: che nome aristocratico, però! 

Ecco, forse sarò un po'ignorante, ma questi oggetti mi hanno fatto sognare e la speziera portatile l'avrei anche portata a casa, se non avessi rischiato la galera. Ma rubare non è l'unico peccato che si può commettere al Bargello. 

Il detto infatti dice: Tu suoni come la campana del Bargello. Tradizionalmente infatti rintocca quando accade qualcosa in città...proprio chi ha la lingua un po'lunga.


Se cercate un souvenir insolito, appena usciti vi troverete davanti a Silelibero Monili: un giorno o l'altro gli orecchini con pietra e giglio fiorentino (18 €) saranno miei! Fermatevi davanti alla vetrina, ci sono davvero tanti bijoux carini e a costi ragionevoli.

Per vedere qualche altro scatto, cliccate qui

mercoledì 16 luglio 2014

Del perchè mi piacciono le cartoline...

A me le cartoline piacciono e tanto. Perchè se ormai non le scrive più nessuno? Perchè visto che le foto sono a volte mediocri e con un buon smartphone si possono inviare scatti migliori in maniera low cost? Perchè se procurarsi francobolli non è poi così facile?

Mi piacciono perchè le cartoline sono personalizzate: per la nonna scelgo il paesaggio romantico, per l'amica il tramonto, per il cugino il mix di immaginette. Mi piace scrivere un messaggio diverso ad ognuno per raccontare quello che faccio e condividere con chi amo un pezzettino della mia vacanza.

E poi... adoro i francobolli degli altri paesi: nella maggior parte dei casi, sono delle opere d'arte in miniatura. 

Ecco perchè, se volete, mandatemi cartoline da ogni parte del mondo che visitate, mi renderete una donna felice e, ovviamente, disponibile allo scambio di pensiero: vi arriveranno mie notizie nella cassetta della posta, non appena partirò per la mia vacanza. Altrimenti...regaliamo agli amici (me compresa ;) ) consigli di viaggio.

Consigliamo alberghetti in riva al mare e ristorantini con piatti particolari, panorami da non perdere e percorsi museali. Personalizziamo il nostro ritorno a casa, evitando souvenir che ormai si sono inesorabilmente omologati, per comunicare e rendere partecipi le persone che ci stanno accanto tutti i giorni e che rendono il ritorno a casa meno traumatico.

Diciamocelo, le cartoline sono il "ricordino" più low cost che ci sia e in più non occupano spazio in valigia: in tempi di crisi anche questo aspetto è importante!

martedì 15 luglio 2014

Antica Fiaschetteria, osteria storica di Prato

Ieri sera sono andata a cena per caso, in questa bell'osteria nel centro di Prato, l'Antica Fiaschetteria, attirata dai tavolini nel Portico degli Inghirami, allestiti per le serate estive e per i giovedì sera di notte bianca della città. Oltre a questi, un menù preannunciava l'autenticità toscana dell'offerta dei piatti.

Abbiamo scelto un tavolino in una saletta appartata, molto intima, perchè faceva troppo freddo per mangiare all'aperto. Le pareti e i soffitti con travi in legno lasciavano intuire la storia dei locali, ma solo dando un'occhiata sul sito, ho letto che si trattava della casa in cui nacque lo scultore pratese Leonetto Tintori nei primi anni del Novecento.

La Fiaschetteria si è trasferita in via dell'Accademia solo un annetto fa, perchè prima si trovava proprio vicino al mercato ortofrutticolo, di cui si vede una foto d'epoca in una bella cornice di legno. E'sempre stata un ristorante molto frequentato dai pratesi, che ci trovano piatti della tradizione rivisitati.

Gli arredi in legno sono semplici e l'unico vezzo è una tromba appesa al soffitto della sala principale. L'ambiente in generale è quello tipico da trattoria e i camerieri sono stati molto gentili.

Abbiamo deciso di fare una cena vera, con primo, secondo e dessert. I pici con aringa e pomodori e i garganelli con piselli, ragù bianco e pomodori ci hanno preannunciato la delicatezza della cucina: sebbene fossero pietanze molto saporite, i gusti più forti erano stati smorzati, rendendoli meno pesanti.


Di secondo, ho preso un filetto di maiale avvolto nel lardo con sugo alle cipolle ed il sapore della salsa non prevaleva sul resto, come mi sarei aspettata. Per il dolce, abbiamo scelto la pratesità: le pesche di Prato, appunto. Anche su queste, l'unico commento è stato un silenzio di assenso: ci stavamo godendo il nostro dolce! ;)


Con il vino e un pollo al mattone in aggiunta ai piatti descritti, ce la siamo cavata con 30€ a testa. Tornerò per provare a mangiare nel vicoletto, tipico del centro storico della mia città: sarebbe la prima volta che mi capita! 

domenica 13 luglio 2014

Niwa, mangiare thai a Firenze

Niwa in giapponese significa giardino e il ristorante di Firenze ne rispecchia il significato. Si trova in via Ponte alle Mosse, a pochi passi dalla fermata Porta a Prato della tramvia e dalla stazione Leopolda. Dal fuori, è difficile intuire la bellezza del locale, ma appena si respira subito un'aria distesa e rilassata.

Ci sono pannelli chiari con fiori stilizzati, una saletta con tatami e un'altra stanza dove è stato creato un giardino verticale: la prossima volta chiederò di mangiare proprio lì.

Ci siamo sedute e subito sono arrivate le cameriere a darci i menù, uno giapponese e uno thailandese, e un vassoietto con due funghetti bianchi, che crescevano rapidamente spruzzati da uno spray: per fortuna, non li ho mangiati, erano solo salviette per pulirci le mani! :P

In realtà poco dopo, ci hanno offerte anche delle polpettine squisite, ma non ho potuto capire di cosa erano fatte: queste le ho potute mangiare, evitando figuracce! 

Abbiamo scelto di mangiare thai e siamo rimaste davvero contente: antipasto misto, tagliatelle di riso saltato alla thai con gamberi e riso in buccia d'ananas con gamberi. E'stata dura, ma ce l'ho fatta a finire il mio piatto di tagliatellone con le bacchette!!

Tutto ci è stato portato velocemente, in quantità adeguate e ben servito, soprattutto i dolci, disposti sui piatti in maniera scenografica. 

I mie tortini di cioccolata con cuore di tè verde erano davvero buoni, ma il Sakura Mochi (ok, lo ammetto per i dessert abbiamo divagato sul menù giapponese) era davvero una meraviglia: il gelato di rose, la pallina di riso e addirittura una fiammella realizzata con lo zucchero di canna... mangiarlo era quasi un peccato!


Insomma, il Niwa mi è proprio piaciuto. Ha inoltre il servizio di take away e di consegna a domicilio (per ordinazioni superiori a 50€ con un'aggiunta di 3€). Secondo me, però, il locale è davvero bello con le sue luci soffuse, il silenzio e la sua eleganza minimale e vale la pena passarci una serata: lo consiglio a chiunque abbia voglia di fare una cena romantica.

Quanto ho speso? Per i piatti di cui ho già parlato, una bottiglia di acqua Lurisia (sono una rompi anche con l'acqua e apprezzo la qualità), due tazze di tè e due di caffè, il conto è stato di 30 € a testa. Anche i prezzi del sushi sono nella media di un ristorante del centro, ma un giardino come quello di Niwa lo trovate raramente. 

venerdì 11 luglio 2014

Museo del Novecento a Firenze: finalmente!

Nella giornata di San Giovanni, patrono di Firenze, ha aperto i battenti il Museo del Novecento, attesissimo in città. Doveva essere terminato già in primavera e l'attesa stava diventando un po'troppo lunga: tante le aspettative per un luogo che avrebbe dato una svolta al classicissimo turismo fiorentino.

Nelle prime giornate di apertura al pubblico, l'entrata è stata gratuita e così, immaginando la grande folla che avrebbe invaso le sale, ho preferito aspettare qualche giorno per potermi godere in santa pace le sale e le opere esposte. Finalmente ce l'ho fatta anche io!

La sede dell'esposizione si trova in Piazza Santa Maria Novella, nell'antico Spedale delle Leopoldine del XIII secolo che già di per sè rappresenta un luogo da visitare nella città, in contrasto con i contenuti modernissimi. "E'dedicato all'arte italiana del XX secolo e propone una selezione di circa 300 opere distribuiti in 15 ambienti espositivi", si legge nella presentazione.

Si entra nel chiostro e la collezione si articola in due piani, oltre ad un mezzanino, in cui viene proiettato un filmato, ma andiamo con ordine... L'orario estivo del museo prevede un'apertura no stop dalle 10 alle 21, con eccezione il giovedì (10-14) e il venerdì (10-23). Il biglietto intero costa 8.50 €.

Pitture, sculture e installazioni si alternano a foto e filmati per raccontare uno spaccato sulla vita artistica italiana del secolo scorso, un'era di grandi innovazioni formali e di protesta, di scoperta di nuovi linguaggi comunicativi e espressivi.

Non conoscevo le avanguardie fiorentine e le opere realizzate grazie alle borse di studio di Carlo Ludovico Ragghianti per la costituzione del Museo Internazionale di Arte Contemporanea. Guardate anche il Video d'artista e fatemi sapere cosa ne pensate: io mi sono un po'impaurita! ;)

E'stato interessante osservarle e prendere qualche informazione al riguardo, ma devo ammettere che sono stati "i grandi noti" a rubare la mia attenzione: Bruno Munari e i suoi mobiles, i colori violenti di Vedova e lo squarcio essenziale di Fontana mi hanno fatto essere contenta di aver comprato il biglietto.


Si prosegue con collage e opere legate al mondo musicale per arrivare all'esposizione sul Maggio Musicale Fiorentino: un video dell'Istituto Luce racconta di cosa si tratta e alle pareti i bozzetti di scenografie, firmati da De Chirico, Guttuso, Casorati

Si passa poi alle collezioni più tradizionali di opere appartenenti alle avanguardie italiane classiche del Novecento: Morandi, Marini, Soffici, De Pisis...insomma, quei quadri che vi aspettereste di vedere in un museo sul ventesimo secolo dell'arte nel nostro paese. 

Ci sono arrivata già un po'stanca: il primo piano è stato faticoso, perchè conoscendo poco, ho cercato di capire il tema dell'esposizione. A posteriori, ne sono un po'dispiaciuta: avrei voluto soffermarmi di più di fronte a I fidanzati di Cavaglieri.


Il percorso termina con il video L'idea di Firenze nel cinema che raccoglie gli spezzoni di film in cui si vede il capoluogo toscano, da Vita futurista del 1916 a Un tè con Mussolini del 1999, passando per Amici miei, Ritratto di signora, Il ciclone, Cronache di poveri amanti e A ovest di Paperino. Il montaggio dura una ventina di minuti, ma mi è piaciuta molto come conclusione della visita: fa fermare a pensare e a riflettere sulla nostra bella Firenze.

Il suo panorama è di per sè scenografico e rappresenta una cornice artistica impegnativa, anche per questo museo neonato. Spero che attraverso eventi e incontri, possa diventare un polo culturale innovativo, che testimoni i moti di rinnovamento tentati nel Novecento.

Everything might be different si legge nell'installazione posta nel chiostro, appena si entra e con il Museo del Novecento, Firenze sta provando ad essere un po'più diversa.

Se volete guardare qualche foto, ne ho caricata qualcuna su Facebook: date un'occhiata! 

domenica 6 luglio 2014

Hundertwasser, l'anima colorata di Vienna

Vienna è conosciuta per il walzer, la Sachertorte e la Principessa Sissi; la si crede la città seriosa degli Asburgo, dove l'eleganza è di casa e anche le avanguardie artistiche dei primi del Novecento hanno mantenuto un contegno delle forme e dei colori. Vi dimostrerò che vi state sbagliando.

Perchè sotto i vestiti da nobildonna, Vienna nasconde un'anima colorata che la maggior parte dei turisti osserva da lontano: un palazzo carino, una cupola particolare, alberi che spuntano dalle finestre. Benvenuti nel mondo di Hundertwasser, uno degli artisti più creativi del Novecento europeo.

Ho già parlato di lui nel post sulle terme di Bad Blumau e del suo essere eclettico e versatile: ha lavorato a progetti diversi da ogni parte del mondo. I suoi principi fondamentali sono: colore, ecologia e linee fluide. A Vienna, la sua città natia, potrete osservare due delle sue più belle creazioni in una strada un po' lontana dal centro.

Io ci sono arrivata a piedi, ma ci sono autobus che vi porteranno nei dintorni. Imboccata la Untere Weissegerberstrasse, vi troverete di fronte alla Kunst Haus Wien, una casa dell'arte interamente progettata da lui, per accogliere le sue opere e per ospitare mostre permanenti (sempre abbastanza insolite: quest'anno, ad esempio, tocca alle scarpe!).

E'un edificio che esce fuori dai palazzi vicini, con pareti specchiate, colonne indaco, scacchi bianchi e neri e piante rampicanti. E'stato inaugurata nel 1991, dalla ristrutturazione di una fabbrica di mobili. Gli interni risponderanno alle aspettative: i pavimenti sono ondulati (melodia divina per i piedi, secondo l'artista), verrete accolti da una fontana e le scale sono tortuose.

L'esposizione di Hundertwasser, una collezione unica al mondo, è realizzata in maniera tradizionale all'interno della cornice suggestiva del primo piano: alla fine si tratta di osservare opere all'interno di un'opera. Dimenticavo... non dimenticatevi di andare in bagno! ;)

Al piano terra, oltre a un fornitissimo book shop, anche un ristorantino. Il Tian Bistrot offre piatti vegetariani in una location suggestiva, una specie di giardino d'inverno. I prezzi non sono proprio low cost e personalmente, ho ordinato solo un tè, però se ci capitate in orario di pranzo, non penso che rimarrete delusi.

Il museo è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 19 e il prezzo del biglietto intero è di 12 €, ma esistono diverse possibilità di combinarlo anche con altre attrazioni della città: consultate il sito e potete comperare il ticket anche online, evitando file.

Proseguendo sulla strada, arriverete alla Hundertwasser Haus, un condominio costruito nella metà degli anni Ottanta, secondo i progetti dell'artista viennese. Anche qua si vedono spuntare alberi dalle finestre e i colori accesi si alternano sulla facciata.

Anche il tetto è ricoperto di terrae erba, le terrazze sono tantissime e all'interno, i pavimenti sono ondulati. L'edificio è favoloso: non avete mai visto niente di simile! Dovunque si posi l'occhio, c'è un particolare che attira la vostra attenzione; niente è lasciato al caso ed è tutto così allegro e fuori dalle norme!


Ovviamente non si può entrare perchè si tratta di una casa privata, ma curiosare nei dintorni non costa niente e ne vale la pena. Potete fare una foto insolita nella cabina telefonica londinese, voluta proprio vicino alla Hundertwasser Haus, come segno di rivolta contro le brutte cabine austriache.

Proprio di fronte, poi, potrete fare un giro nell' Hundertwasser Village, che è una sorta di piccolo centro commerciale a tema, con negozio di souvenir, piccola galleria d'arte e un bar specializzato in cocktail alla frutta per uno shopping tutto colorato.

martedì 1 luglio 2014

La Fornarina, pizzeria storica di Rimini

La pizzeria La Fornarina si trova a Rimini, poco lontano dall'Arco d'Augusto, appena fuori dal centro ed è un locale frequentato da gente del posto e pochi turisti. Non mi attirava molto dall'esterno, ma al primo morso di pizza mi sono ricreduta.

E' un locale aperto negli anni Ottanta, che prende il nome da una specialità romagnola, la fornarina. Si dice che fu proprio Cesare a dare la ricetta, una volta conquistata Rimini. Olio, sale e rosmarino per condire la pasta lievitata da cuocere in forno e la fornarina è pronta!

Appena entrati, il forno a legna e un vecchio bancone bar, sul quale un piatto con un po'di fornarina calda è a disposizione dei clienti più affamati. La sala principale è spaziosa con teche di vini, tovaglie a quadri rosse e bianche e arredi in legno: più stile trattoria di così non si può.

Il menù è molto ricco, sia nei piatti di terra sia in quelli di mare, e anche per le pizze c'è l'imbarazzo della scelta. Ne ho provate diverse, ma la più buona è la Braccio di Ferro, con salsiccia, pecorino e spinaci (ovviamente!). Sono tutte comunque molto condite e con base fine e croccante.

Il servizio è veloce, anche a locale pieno, e i prezzi sono nella media. Ci sono menù speciali per comitive: è un ottimo posto per cene di gruppo. Consiglio di prenotare, se decidete di andare nel fine settimana.


La Cannuccia, pizza con vista in Toscana

D'estate, mangiare una pizza al fresco è tutto quello che si possa sognare se ci si trova nell'afa cittadina e da Prato e Firenze si scappa nelle vicine colline alla ricerca di un angolo di pace. Il Lago La Cannuccia di Vaiano è stato una bella sorpresa, a cinque minuti di macchina da Prato Nord, in un posto sperduto.

Non spaventatevi: una volta lasciata la strada principale che si dirige verso Vaiano, vi inoltrerete in viuzze curve e strette per pochi minuti, fino ad arrivare ad una sterrata, infondo alla quale si trova il ristorante. Due gazebi e una casettina sul lago: a voi la scelta su dove mangiare.

Il lago viene usato per la pesca sportiva e d'intorno giardini e prati sono perfetti per prendere il sole. Ci siamo arrivati al tramonto e la vista era davvero spettacolare.


Sebbene le temperature fossero state elevate per tutta la giornata, abbiamo avuto bisogno del golf per mangiare nel gazebo. Ricordatevi poi un buon spray antizanzare: siete sempre vicini a un lago! ;)

Abbiamo ordinato antipasto e pizze, che però hanno tardato molto ad arrivare. Il servizio, come le apparecchiature, sono molto "alla buona". La mia pizza gorgonzola e pere era buona, mentre i dolci non erano proprio il massimo. Diciamo che senza la sua location, il posto perde di valore, ma il lago c'è e quindi vale la pena andare a provarlo.

I prezzi sono nella media ed è possibile anche scegliere qualche piatto toscano. La domenica poi è previsto il pranzo del pescatore con menù fisso a 13€, bevande escluse.

Ideale per cene in famiglia o occasioni romantiche. Se andate in grande gruppo, armatevi di pazienza per i tempi lunghi. Di sicuro, un ottimo indirizzo per mangiare d'estate in Toscana.