mercoledì 12 marzo 2014

La spada nella roccia di San Galgano

Arrivare a San Galgano è come essere proiettati in uno di quei film americani in cui si celebra la bellezza della Toscana: campi e prati a non finire, un viale di cipressi, case coloniche disseminate qua e là con cartelli che indicano vendite e degustazioni di vino e olio.

E'in effetti nel cuore della nostra regione, vicino a Siena e non lontano a quella Toscana da scoprire, che esce fuori dalle grandezze delle città principali, ma conserva la bellezza, quella vera, di una volta. Con la primavera alle porte, sono tutte mete azzeccate per gite fuori porta alla ricerca del riposo dei sensi: si passeggia, si osserva, si parla, ci si siede a una tavola con vino rosso e cibo casereccio per concludere una giornata all'insegna del buon vivere.


L'Abbazia cistercense di San Galgano risale al 1200 circa e dopo qualche secolo circa, fu abbandonata a se stessa, a causa di una drastica riduzione della popolazione monastica. Fu dunque abbandonata a se stessa e impiegata per usi non religiosi, dopo la sua sconsacrazione. Nel Settecento divenne addirittura una fattoria e solo nel secolo successivo, iniziarono opere di restauro. La fortuna di San Galgano sta proprio qui: il suo fascino decadente, che la contraddistingue dalle numerose abbazie ancora abitate, sparse per la regione. 

E'in realtà la Cappella di Montesiepi a celebrare Galgano, cavaliere della zona, che ben presto prese consapevolezza del malcostume medievale e si ritirò nell'eremo per ritirarsi in un isolamento spirituale. Per sancire la decisione, conficcò la propria spada nella roccia, usandola come croce davanti alla quale pregare piuttosto che come arma per offendere.

E la spada rimane in quel masso, a testimonianza della scelta di vita di Galgano, così simile a quella che rese re il piccolo Artù, ragione per la quale la meta è amatissima dai bambini di tutte le età. Provare a estrarla è una tentazione alla quale chiunque passi di lì non può sottrarsi: e tu, ci hai provato?

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